Ore 1e25 di notte.
In cassa mia stiamo tutti davanti alla televisione a guardare “sette anni in Tibet”, Nana compresa, che ha deciso di fare le ore piccole; solo che lei, invece di stare buona sul divano, corre e sparge costruzioni colorate pr tutta la casa. Finché quella buon anima ella nonna, cioé mia mamma, non decide di provare a convincerla a dormire portandola a vedere la “muna” dalla finestra. Dopo una decina i minuti si affacciano tutte e due in salotto e la nana mi fa: “Veni mamma veni..veere muna”.
Era infagottata in un piumino enorme indice del fatto che mia mamma la aveva portata fuori in giardino a vedere la luna.
Al buio. In giardino. All’una di notte. Col freddo. BAH
Con immenso sforzo faccio quello che una mamma deve fare: mi alzo dalla mia calda e comoda poltrona per dare soddisfazione alla piccola e assecondare il suo entusiasmo per le piccole cose.
Con le braccia conserte sul petto, pronta al freddo glaciale, esco, e mi trovo davanti uno spettacolo surreale. Un cielo tersissimo. Dense nuvole che corrono velocissime nel chiarore stellato. Ma soprattutto una luna piena luminosa come non la avevo mai vista.
Si dice che di notte non ci siano le.ombre, laddove ovviamente non c’è alcun tipo di illuminazione artificiale. Ma io ieri sera le ho viste, stagliate nettamente sull’erba argentea di cui riuscivo a scorgere ogni singolo filo. Una notte brillante in cui ogni cosa era resa visibile dalla luce azzurrina, dagli alberi in lontananza sulla collina, alla lucertola sull’attenti sul pianerottolo. E mentre guardavo in giro con gli occhi spalancati la nana ridacchiava felice, quasi gioiosamente consapevole di aver destato in me quella meraviglia infantile così difficile da provare per un adulto.
Stavamo lì. Io, mia mamma, e la nana. Tre generazioni con la testa all’insù che guardano affascinate la luna e la sua corona di stelle.
Altro che “sette anni in Tibet”.
Greta